L’inquinamento atmosferico, ha portato ad un innalzamento del rischio di patologie respiratorie con effetti immediati (acute) o di medio e lungo termine (croniche), interessando principalmente i grossi agglomerati urbani.
Il particolato atmosferico è considerato tra gli inquinanti più dannosi per la salute, a causa delle sue caratteristiche che lo rendono facilmente inalabile dall’apparato respiratorio e delle alte concentrazioni che si registrano specialmente in ambienti urbani.
Pm10 e Pm2,5 sono le sigle usate per identificare due delle numerose frazioni in cui vengono classificate le polveri sottili, in base al diametro uguale o inferiore a 10 o 2,5 micron (μm), pari a 10 millesimi di millimetro.
Tali sostanze possono avere origine sia da fenomeni naturali (processi di erosione del suolo, incendi boschivi, dispersione di pollini) sia, in gran parte, da attività antropiche (opera di esseri umani), in particolar modo traffico e processi di combustione, ma pure usura dell’asfalto e degli pneumatici.
Se le polveri sottili dal diametro di 10 micron sono inalabili e si accumulano nei polmoni, quelle da un diametro da 2,5 sono addirittura respirabili: ciò significa che possono penetrare nei nostri polmoni fino ad accumularsi nel sangue e raggiungere varie parti del nostro organismo.
Così, se i danni legati alle polveri sottili di Pm10 sono circoscritti al sistema respiratorio, quelli legati alle polveri sottili Pm2,5 potrebbero estendersi anche ad altri tessuti.
La frazione Pm 10 è costituito da un insieme di particelle di materiale solido e liquido in sospensione nell’aria. I maggiori componenti sono il solfato, il nitrato, l’ammoniaca, il cloruro di sodio, il carbonio, le polveri minerali e l’acqua; proprio a causa della sua composizione, presenta una tossicità intrinseca, che viene amplificata dalla capacità di assorbire sostanze gassose come gli Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) e i metalli pesanti, alcuni dei quali potenti agenti cancerogeni.
È stata la stessa Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) a stabilire come l’inquinamento atmosferico sia cancerogeno per la salute umana, specialmente per ciò che concerne il particolato.
Un rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) ha certificato, invece, come l’Italia sia il Paese dell’Unione europea che fa registrare il maggior numero di morti premature rispetto alla normale aspettativa di vita a causa dell’inquinamento dell’aria.
Nel solo 2012 i decessi riconducibili all’inquinamento sono stati circa 84.400, su un totale a livello europeo di 491mila: decessi direttamente derivanti dall’eccessiva presenza per metro cubo d’aria di tre elementi: le micro-polveri sottili (Pm 2,5), il biossido di azoto e l’ozono nei bassi strati dell’atmosfera.
Secondo Legambiente, l’inquinamento dell’aria, mediamente, costa 60 mila vittime all’anno al nostro Paese.
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